Kasia Smutniak linciata sul web da Paweł Rybicki (ex spin doctor del PiS) perché pro-aborto: “Non può fare Maria nel film di Gibson”

Qui va il tuo testo... Seleziona qualsiasi parte del tuo testo per accedere alla barra degli strumenti di formattazione.
Luisa Betti Dakli • 29 Ottobre 2025
Condividi articolo

Linciata sui social per le sue idee a favore del diritto all’aborto ed esposta all’odio della estrema destra polacca. Questa la sorte di Katarzyna Smutniak, in arte Kasia, polacca di nascita e italiana di adozione, per aver sostenuto il movimento dello Sciopero delle donne in Polonia a favore dell’interruzione volontaria di gravidanza, e oggi per aver accettato di interpretare il ruolo di Maria nel film di Mel Gibson “La Passione di Cristo: Resurrezione”.

E anche se i giornali italiani hanno erroniamente riportato che a criticare la scelta di Gibson sia stato il Prawo i Sprawiedliwość (PiS, Diritto e Giustizia) in persona, il partito di estrema destra che ha governato la Polonia per due legislature fino al 2023 e che oggi ha la presidenza del Paese con Karol Nawrocki, sono stati in realtà i sostenitori del partito a far partire la crociata contro l’attrice rea di aver supportato pubblicamente il movimento Strajk Kobiet (Sciopero delle donne) contro le proposte di leggi polacche sull’aborto, in quanto non c’è stato nessun comunicato del partito né una dichiarazione pubblica da parte di un esponente istituzionale del PiS.

La gaffe della stampa italiana

Kasia Smutniak

In realtà il sito riportato da tutte le testate italiane sulla questione come PolskiiRadi.pl non esiste ed è stato probabilmente il prodotto di un errore di battitura che però nessuno ha verificato, mentre al suo posto è da ritenere che la notizia sia stata ripresa da polskieradio.pl sito della radio polacca e non portale del partito di estrema destra come riportano i giornali italiani da due giorni, sito che ha solo riportato la notizia come altri media nel Paese, commentandola. E anche se tutti i media italiani hanno riportato che sarebbe stato il PiS a scrivere alla produzione del film, senza alcuna comunicazione ufficiale su questo, in realtà si tratterebbe di un attacco ordito sul web e sferrato da uno degli ex collaboratori più stretti del PiS che ha scatenato un vera e propria crociata diffamatoria contro Smutniak.

I post scatenati su Twitter

Paweł Rybicki

La vandea quindi è partita sui social da Paweł Rybicki che è stato consigliere di Beata Szydło, già vicepresidente del PiS e prima ministra della Polonia dal 2015 al 2017 oggi europarlamentare, nonché collaboratore dell’ex presidente Andrzej Duda (sempre PiS), e che ha reso Smutniak bersaglio degli haters online dichiarando di aver contattato la casa di produzione del film per chiedere di bloccare l’interpretazione dell’attrice, date le sue dichiarate idee contro l’aborto e per questo inadeguata al ruolo di Maria, scatenando così l’attacco della destra ultraconservatrice cattolica che fa riferimento al PiS: partito che l’aborto l’ha praticamente vietato in Polonia attraverso un colpo di mano nel 2020 al Tribunale di Giustizia (Trybunał Konstytucyjny) con l’appoggio della potente organizzazione Ordo Juris e la presentazione della amici curiae, dopo aver proposto leggi restrittive per anni.

Dietro di lui sono seguiti centinaia di post di utenti di estrema destra indignati che hanno chiesto a Mel Gibson di scegliere un’altra attrice per interpretare la Vergine Maria, citando le opinioni anticristiane di Smutniak e infuriando su di lei

“Caro signor Mel Gibson – hanno scritto sul web – vorrebbe davvero che Kasia Smutniak interpretasse Maria, la madre di Gesù? La prego di spiegarmi cosa vuole questa donna, cosa significano tutte quelle scritte sul suo volto. Se interpretasse questo ruolo, più della metà dei polacchi non guarderebbe il suo film”.

La richiesta di censura e l’accusa di essere di sinistra

E quando Paweł Rybicki è stato criticato per il suo tremendo attacco pubblico, lui ha risposto su twitter che “La sinistra è indignata dal fatto che si scriva dell’attrice Kasia Smutniak e si giudichino le sue parole e i suoi atteggiamenti. Perché, come sappiamo, si possono discutere solo gli argomenti scelti dalla sinistra”, aggiungendo poi in un’altra registrazione: “Lasciate che Kasia Smutniak si esibisca, ma lei è profondamente impegnata a livello politico nella sinistra. Ha sostenuto le marce delle donne, ha pubblicato grafiche assurde, ha appoggiato la propaganda sull’aborto e altre iniziative di sinistra. E quando questo viene discusso pubblicamente, c’è grande indignazione: cancellatela, denunciatela”.

“Questa donna è una figura pubblica – scrive Paweł Rybicki – le sue azioni possono essere discusse, a meno che non si possa discutere solo di quello che la sinistra vuole”

Sostenendo poi in un altro twitter che “nel 2023 Smutniak ha diretto un film ipocrita intitolato Wall, che finge di essere un documentario sulle sofferenze dei migranti torturati dalla guardia di frontiera polacca al confine con la Bielorussia”: una serie di post contro l’attrice polacca a cui sono seguiti infiniti commenti di attacco e condanna di tutti i tipi, una donna messa alla gogna ed esposta all’odio online per le sue idee sul diritto all’aborto.

Cosa ha fatto Kasia Smutniak per meritarsi tutto questo?

La colpa di Smutniak? Quella di aver allegato una sua foto con slogan dello Sciopero delle donne polacco dipinti sul viso, mentre mostrava il dito medio alla fotocamera e quello di aver scritto pubblicamente all’ancora indiscusso leader del PiS: “Signor Jarosław Kaczyński – scriveva l’attrice – negli ultimi anni lei ha attraversato i confini molte volte. Come donna polacca che ha trascorso la maggior parte della sua vita all’estero, ho osservato da lontano. Ho visto con tristezza e orrore come le decisioni del suo governo stiano lentamente cambiando la mia immagine della Polonia. Come stiano macchiando la società. Ciò per cui i miei genitori hanno combattuto è stato violato e calpestato oggi. I miei figli saranno responsabili di questi giganteschi passi indietro. Come madre, donna e cittadina di questo Paese, dico BASTA!”.

Luisa Betti Dakli

Giornalista esperta di diritti umani, Luisa Betti Dakli è la direttrice di International Women Magazine, che hanno come focus violazioni dei diritti delle donne e delle persone di minore età in Italia e nel mondo. Ha ricevuto il riconoscimento dalle Nazioni Unite come testimonial e attivista rappresentante per l’Italia nella Giornata internazionale per i diritti umani 2021, e le è stato conferito il Premio Cidu per la categoria “Libertà di stampa” da parte del Comitato interministeriale per i diritti umani presso il Ministero degli esteri. Già responsabile della Commissione Pari Opportunità dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio, Luisa Betti Dakli tiene come docente corsi di alta formazione per giornalisti, avvocati e magistrati riguardo la violenza maschile sulle donne, le violazioni dei diritti dei minori, la vittimizzazione secondaria attraverso i media, e sulle politiche e il linguaggio di genere. Scrive per il Corriere della Sera La 27esimaora, ha collaborato, tra gli altri, con Micromega, il Manifesto e la rivista di geopolitica EastWest, e collabora all’estero con le riviste come Azione (Svizzera) e Passaparola (Lussemburgo-Belgio-Francia).

 

Ha realizzato diverse inchieste e reportage in Italia, Europa, Medio Oriente, Africa e America Latina riguardo le violazioni dei diritti umani, tra cui la condizione dei minori diversamente abili in Russia, le colf asiatiche ridotte in schiavitù nei paesi del Golfo, gli orfani bianchi dell’Europa dell’Est, la tratta delle profughe irachene. Ha indagato sullo stupro di guerra in Africa e in Asia, sui matrimoni forzati in Africa, Medio Oriente, America Latina, Cina, India e altri Paesi del Sud-Est asiatico, sulla condizione dei bambini nel conflitto siriano, sui suicidi di minori nel campo profughi di Moria in Grecia. Si è occupata delle donne rinchiuse in manicomio dopo essere state ripudiate in India, della violenza subita dalle migranti, le molestie su ragazze nel mondo della swing dance, il gendercidio in Cina e il femminicidio in Russia.

Ha realizzato per il Corriere della sera la video inchiesta “Crimini invisibili” sulla violenza domestica occultata nei tribunali italiani e sulla violenza istituzionale su donne e bambini che cercano protezione ma che vengono puntiti per aver denunciato maltrattamenti e abusi in famiglia. Ha girato la video inchiesta “Il carcere sotto i tre anni di vita”: documentario sui bambini ospiti con le mamme detenute nel nido del Carcere Femminile di Rebibbia a Roma (40’) per Rainews 24, e ha indagato la condizione delle mamme in carcere nelle prigioni di Kabul, Repubblica Democratica del Congo, Cambogia, Russia, Argentina, Bolivia e in Chiapas. Ha fatto parte della Commissione per la tutela dei minori per il Garante nazionale dell’infanzia e l’adolescenza, con cui ha pubblicato il volume “La tutela dei minorenni nel mondo della comunicazione” (edizioni Garante per l’Infanzia e l’adolescenza).

Ha organizzato il tavolo intergiuridico con Tribunale di Roma su “La narrazione della violenza sulle donne dai media alla società”, il tavolo di studio interdisciplinare per avvocati e magistrati con giudici, penaliste, psicologhe, avvocate, giornaliste su “Femminicidio: analisi, metodologia e intervento in ambito giudiziario”, e con l’Unione Nazionale camere minorili su “Un minore, tanti processi”. Ha preso parte come speeker, tra gli altri, al tavolo parlamentare della Presidenza Camera dei deputati e Ministero Pari opportunità su “#nohatespeech. Parole libere o parole d’odio? Prevenzione della violenza on-line”, all’incontro parlamentare “Convenzione di Istanbul e Media” organizzato dalla Presidenza del Senato e Presidenza della Camera dei deputati, e al ciclo di studi internazionali “La promozione dei Diritti Umani: dalla teoria alla pratica” del Ministero degli esteri.

È stata presso il Consiglio d’Europa con il Ministero degli Esteri e la Presidenza della Camera come speaker nella Conferenza internazionale “Al sicuro dalla paura, al sicuro dalla violenza”, è stata chiamata come rappresentante italiana dal Comune di Parigi per il tavolo internazionale “Femmes & Pouvoirs”, e al Mairie de Le Mans de Paris come rappresentante italiana alla Conferenza “Autour de la Méditerranée. La force des femmes”. È stata rappresentate italiana alla 30esima Conferenza dell’Iranian Women’s Studies Foundation, all’Ambasciata Britannica di Roma presso il tavolo istituzionale “Come promuovere la cultura dell’uguaglianza di genere per eliminare la violenza sulle donne. Confronto tra Regno Unito e Italia”, e all’Ambasciata americana alla tavola rotonda “Eliminating Gender-Based Violence in Italy: Challenges and Opportunities”.

Opinionista televisiva e radiofonica come esperta sui diritti violati su donne e bambini, ha pubblicato diversi saggi tra cui “Il movimento #metoo e il ruolo dei media” in “Le molestie sul lavoro” (Franco Angeli), “Uccisa due volte. La responsabilità dei giornali” in “Stop violenza: le parole per dirlo” (Giulia Giornaliste, Fnsi, Inpgi, Usigrai), “Per una narrazione del femminicidio che superi la rivittimizzazione mediale” in “Convenzione di Istanbul e Media”, (Edizioni Senato della Repubblica Italiana), “Il femminicidio nei media” per “In Quanto Donna” curato dalla Presidenza della Camera dei deputati per la Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne. Partecipa ai Rapporti sulla condizione delle donne in Italia per il Comitato Cedaw dell’Onu e ha contribuito al Rapporto per Pechino+25. Ha ricevuto il premio internazionale “Semplicemente donna” 2021 nella categoria “Donna nell’informazione” e nel 2018 ha avuto il Premio Pegaso 8 marzo “per essersi distinta per sensibilità umana e professionale”.

Global Affairs

“Il prezzo del sangue” in Iran: Goli Kouhkan, vittima di matrimonio forzato a 12 anni, sarà giustiziata

Autore • 10 Novembre 2025

Avanti Marx! Il nuovo sindaco di NY Mamdani, inizia la transizione nominando un team di 5 donne

Autore • 7 Novembre 2025
Vai alla rubrica